Sospeso tra sogno e realtà
Il Virtual Boy si trova oggi in uno strano limbo diviso tra eclettismo ed esperimenti troppo audaci. Nato dal sogno di un uomo forse troppo affascinato dal cinema, ha provato a creare con i mezzi disponibili una realtà virtuale 3D impossibile da riprodurre all'epoca, e a cui proprio di questi tempi, le case cinematografiche, come del resto quelle ludiche, stanno di nuovo guardando con interesse. Moda effimera o anticipo del futuro? Il giocare del domani sarà simile davvero ad un ponte ologrammi oppure si baserà sempre sui vecchi ed intramontabili schemi su cui poggia da tre decenni? Se non fosse stato per console sperimentali come Vectrex e Virtual Boy, però, oggi forse il settore sarebbe meno evoluto. Destinato oramai solo a far bella mostra di se all'interno di mostre storiche e comunque ancora capace di generare lo stupore in chiunque lo provi per la prima volta, il Virtual Boy è una pennellata rossa data nervosamente da un pittore troppo audace su una tela completamente nera, quasi come il sangue che brilla al buio in un film dell'orrore gotico che, pur con la paura di guardarlo, ci colpisce col suo fascino oscuro, maledetto e decadente.
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